L’illuminazione spirituale è un suicidio dell’io (assistito da Dio), senza antidolorifici

Sembra diffondersi sempre di più un approccio terapeutico in salsa non-duale, incastrato abilmente in qualche sessione di gruppo o in qualche resort del benessere spirituale.
Come se l’illuminazione fosse una prescrizione medica.
O come se ci fosse un farmaco per farti accettare ciò che il tuo ego non vuole accettare.
Questa roba dell’illuminazione non ti coccola, non ti massaggia, non ti guarisce, non ti consola – come vorrebbero far credere alcuni guru.
La ricerca della Verità non ti rende libero.
Lei non aiuta nessuno: è assolutamente neutrale, imparziale, e un pelino menefreghista.
La persona si aspetta una coccola, e poi si ritrova un colpo al cuore; avviene una reazione allergica perché Essa è totalmente indigesta, insopportabile, intollerabile per l’intelletto.
Non è accettabile.
Applicare l’illuminazione in terapia è come portare una bomba a mano in clinica e chiedere al paziente di togliere la sicura. Quella si che sarebbe una terapia d’urto!
In un colpo solo spazzerebbe via tutti i problemi.
Altro che la frode di Freud…
Se dovessi spacciare questa roba dell’illuminazione e associarla a qualcosa d’altro, la assocerei a un percorso di suicidio assistito o di eutanasia, ma senza antidolorifici!
Quasi quasi apro una clinica o un ashram per il gusto di vedere la faccia disgustata dei provetti illuminati mentre vengono accompagnati alla morte.
 
☠ ʐɛʀօ 
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