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Categoria: CARLOS CASTANEDA
Il silenzio è un passaggio fra i mondi – Carlos Castaneda
«Una volta raggiunto il silenzio interiore, tutto diventa possibile.» (Carlos Castaneda)
La qualità e la quantità di silenzio interiore richiesta per agire efficacemente con una Mente Vuota (libera da preconcetti, aspettative, timori fittizi) è enorme.
Uno dei personaggi che secondo me descrive meglio il concetto di silenzio interiore è stato Carlos Castaneda e in onore dei suoi innumerevoli contributi riporto le considerazioni dello stesso Castaneda a proposito del concetto di silenzio interiore. Il seguente brano è tratto dal libro “Incontri con il Nagual, conversazioni con Carlos Castaneda” di Armando Torres.
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Il silenzio è un passaggio fra i mondi. Facendo tacere la nostra mente emergono aspetti incredibili del nostro essere. A partire da quel momento, la persona si rende veicolo dell’intento e tutti i suoi atti cominciano a trasudare potere.
[…]
Spiegò che il silenzio mentale non è solo assenza di pensieri. Piuttosto si tratta di sospendere i giudizi, di essere testimoni senza interpretare. Sostenne che accedere al silenzio può essere definito, secondo il modo contraddittorio degli stregoni, come “imparare a pensare senza parole”.
– Per molti di voi quello che sto dicendo non ha senso, perché siete abituati a consultare tutto con la mente. La cosa ironica è che, tanto per cominciare, i pensieri non sono neanche nostri, risuonano attraverso di noi, il che è diverso. E siccome ci tormentano fin da quando abbiamo l’uso della ragione, abbiamo finito per abituarci a loro.
[…]
Perciò, se volete darvi un’opportunità, avete solamente una via d’uscita: scollegate la mente! La libertà si ottiene senza pensare.
– Conosco persone che sono riuscite a fermare il loro dialogo interno e non interpretano più; sono pura percezione; non sono mai delusi o pentiti, perché tutto ciò che fanno parte dal centro della decisione. Hanno imparato ad avere a che fare con la loro mente in termini di autorità e vivono nel più autentico stato di libertà.
Continuò dicendo che il silenzio è la nostra condizione naturale.
– Siamo nati dal silenzio e là ritorneremo. Ciò che ci inquina sono le idee superflue inculcate in noi dalla nostra forma collettiva di vivere.
[…]
– Don Juan affermava che siamo animali predatori che, a forza di addomesticarci, abbiamo finito per convertirci in ruminanti. Passiamo la vita rigurgitando una lista interminabile di opinioni su quasi tutto. I pensieri ci arrivano a grappoli; uno si allaccia con l’altro, fino a riempire lo spazio intero della mente. Quel rumore non ha alcuna utilità, perché è diretto, praticamente nella sua totalità, all’espansione dell’ego.
– Poiché va contro tutto ciò che ci è stato insegnato fin da bambini, il silenzio deve essere intentato con spirito di combattimento.
Noi stregoni di oggi ci proponiamo di passare per il mondo senza richiamare l’attenzione, trattando tutto e tutti allo stesso modo. Un guerriero si fa padrone della situazione, nel bene o nel male, perché c’è qualcosa di tremendamente efficace nell’agire senza la mente.
Gli chiesero di darci degli esercizi pratici per arrivare al silenzio. Rispose che quella era una questione molto privata, perché le fonti del dialogo interno si nutrono della nostra storia personale. – Comunque, attraverso millenni di pratica, gli stregoni hanno osservato che, in fondo, siamo tutti molto simili e ci sono situazioni che hanno l’effetto di fare arrivare al silenzio tutti.
[…]
Dobbiamo ricordare, comunque, che fino a che ci imponiamo il silenzio non saremo mai veramente là, bensì nell’imposizione. È necessario imparare a trasformare la volontà in intento. – Il silenzio è tranquillo, è un abbandonarsi, lasciarsi andare. Produce una sensazione di assenza come quella che ha un bambino quando sta guardando il fuoco.
Che meraviglia ricordare quel sentimento, sapere che lo si può evocare di nuovo!
– Il silenzio è la condizione fondamentale del cammino. Io ho passato lunghi anni battagliando per trovarlo e tutto ciò che ottenni fu impigliarmi nel tentativo stesso. Oltre al chiacchiericcio abituale che da sempre aveva luogo nella mia mente, cominciai a rimproverarmi di non riuscire a comprendere che cosa Don Juan si aspettasse da me. Tutto cambiò un giorno, mentre stavo contemplando distrattamente degli alberi; il silenzio si avventò da essi su di me come una fiera, fermando il mio mondo e gettandomi in uno stato paradossale, in quanto nuovo e conosciuto insieme.
– La tecnica di osservare, cioè di contemplare il mondo senza idee preconcette, funziona molto bene con gli elementi. Per esempio, con le fiamme, le cascate d’acqua, la forma delle nubi o il calar del sole. I nuovi veggenti lo chiamano “ingannare la macchina” perché, in essenza, consiste nell’imparare a intentare una nuova descrizione.
– Uno deve lottare audacemente per trovarlo ma poi, una volta che è successo, il nuovo stato di coscienza si mantiene con naturalezza. È come mettere il piede in una porta mezza aperta; a quel punto è soltanto questione di accumulare abbastanza energia per passare dall’altra parte.
– L’importante è che il nostro intento sia intelligente. Non serve a niente sforzarsi di arrivare al silenzio se prima non gli creiamo le condizioni favorevoli perché sia sostenuto. Pertanto, oltre ad esercitarci nell’osservazione degli elementi, un guerriero è obbligato a fare qualcosa di molto semplice, ma molto difficile: ordinare la sua vita.
[…]
– La sensazione di avere tempo è un equivoco che ci porta a sprecare l’energia con ogni tipo di impegni. Quando un uomo si connette al silenzio interno, dà un valore nuovo al suo tempo. Quindi un’altra forma di definirlo è dire che il silenzio è un’acuta consapevolezza del presente.
– Un metodo infallibile per trovare il silenzio è il non fare, una attività che programmiamo con la nostra mente, ma che ha la virtù, una volta posta in marcia, di far tacere i pensieri. Don Juan chiamava questo tipo di tecnica “togliere una spina con un’altra”. Come esempio di non fare fece quello di guardare nell’oscurità, cambiando la priorità dei nostri sensi ed il comando che ci obbliga ad addormentarci appena chiudiamo gli occhi. Anche conversare con le piante, mettersi a testa in giù, camminare all’indietro, osservare le ombre, la distanza o gli spazi fra le foglie degli alberi.
– Tutte queste attività sono tra le più efficaci per fare tacere il nostro dialogo, ma hanno un difetto: non possiamo sostenerle a lungo. Dopo un po’ ci vediamo costretti a recuperare la nostra routine. Un non fare che venga esagerato automaticamente perde il suo potere e cade nel fare.
– Se ciò che vogliamo è accumulare silenzio profondo, di effetto durevole, il miglior non fare è la solitudine. Insieme al risparmio di energia e all’abbandono di coloro che ci danno per scontati, imparare a stare da soli è il terzo principio pratico del percorso.
– Essere soli richiede un grande sforzo, perché ancora non abbiamo imparato come superare il comando genetico della socializzazione. È normale che gli stregoni cerchino il silenzio nella solitudine della montagna o del deserto e che vivano da soli per lunghi periodi.
Qualcuno fece il commento che quella era “una prospettiva orrenda”. Carlos rispose: – Orrendo è arrivare ad essere vecchi come bambini piagnucolosi!
[…]
– L’esistenza dell’uomo comune è di una desolazione straziante. Cerca compagnia, ma non trova se stesso.
– La solitudine del guerriero, invece, è come il nascondiglio degli innamorati, coloro che cercano un angolo remoto per scrivere poesie al loro amore. Ed il loro amore è dappertutto. Quindi, ovunque vada, il guerriero si lascia andare alla sua storia d’amore.
[…]
Carlos continuò dicendo che gli stregoni antichi solevano usare piante di potere per fermare il dialogo interno. Ma i guerrieri di oggi preferiscono condizioni meno rischiose e più controllate. – Gli stessi risultati prodotti dalle piante possiamo ottenerli quando ci mettiamo spalle al muro. Affrontando situazioni limite, come il pericolo, la paura, la saturazione sensoriale e l’aggressione, qualcosa in noi reagisce e prende il controllo, la mente si pone in allerta e sospende automaticamente il suo parlottare. Porsi deliberatamente in quelle situazioni si chiama agguato.
[…]
Gli chiesero se anche spostare il punto di unione attira il silenzio. Rispose: – Al contrario. Il silenzio interiore induce dislocamenti del punto di unione che sono cumulativi. Una volta raggiunta una certa soglia, il silenzio può da sé trasportare il punto a grande distanza, ma non prima.
Spiegò che la forza del consenso collettivo ha una certa inerzia che varia da persona a persona, secondo le caratteristiche energetiche. La resistenza della descrizione del mondo può andare da qualche secondo ad un’ora o più, ma non è eterna. Vincerla mediante un intento sostenuto è quello che gli stregoni chiamano “arrivare alla soglia del silenzio”.
– Questa rottura si sente fisicamente, come uno schiocco alla base del cranio o come un suono di campana. Dopodiché è questione di quanta forza è stata accumulata.
– C’è chi ferma il dialogo per qualche secondo ed immediatamente si spaventa, comincia a chiedersi delle cose o a descrivere a sé stesso ciò che sente. Altri imparano a rimanere in quello stato per ore o giorni e lo usano magari per attività utili. Per esempio i miei libri; su richiesta di don Juan, li ho scritti in uno stato di silenzio. Ma gli stregoni con esperienza vanno anche più lontano, loro possono entrare in forma definitiva nell’altro mondo.
– Conobbi un guerriero che viveva quasi permanentemente là. Quando gli chiedevo qualcosa, mi rispondeva ciò che stava vedendo, senza curarsi che quella risposta fosse coerente con la mia domanda. Viveva aldilà della mia sintassi. Dal mio punto di vista di apprendista, naturalmente, era matto!
– Nonostante sia indefinibile, possiamo misurare il silenzio attraverso i suoi risultati. L’effetto finale, quello che gli stregoni cercano con avidità, è che ci sintonizza con una dimensione magnifica del nostro essere, nella quale abbiamo accesso ad una conoscenza istantanea e totale che non è composta da ragioni ma di certezze. Le antiche tradizioni descrivono quello stato come “il regno dei cieli”, ma gli stregoni preferiscono chiamarlo con un nome meno personale: la conoscenza silenziosa.
– Si può dire che un uomo che domina il silenzio ha ripulito e ripristinato la sua unione con lo spirito ed il potere discende a fiumi su di lui. Uno schiocco di dita, uauh! il mondo è un altro. Don Juan si riferiva a quello stato come “il salto mortale del pensiero”, perché partiamo dal mondo di tutti i giorni ma non vi ricadiamo più.
[…]
Don Juan incitava sempre chi gli stava attorno ad avere una storia d’amore con la conoscenza. Gli chiesi che cosa voleva dire con questo. Mi spiegò: – È il desiderio puro di sapere, di non sentire apatia, di interessarsi vivamente a quello che lo spirito viene a raccontarti, senza aspettarsi niente da lui. Unicamente una storia d’amore appassionata con il sapere può darci la forza di non tirarci indietro quando i segnali puntano in direzione dell’ignoto.
– Quando il suo cammino non corrisponde più alle aspettative umane, quando lo conduce a situazioni che sfidano la ragione, allora si può dire che un guerriero ha intrapreso una relazione intima con la conoscenza.
– Tu hai avuto una fortuna straordinaria facendo tacere la tua mente un momento e permettendo al potere di segnalarti. Ma questo non è abbastanza; adesso devi adattarti al suo messaggio, così che la tua vita sia quella di un guerriero. Da ora in poi il tuo lavoro consisterà nel coltivare un legame onesto pulito con l’infinito.
[…]
Come base per il silenzio mentale, Carlos mi suggerì che lottassi contro ciò che chiamò la mia “condizione domestica”, cioè la mia appartenenza ad un ambiente sociale. Lo indicò come un primo passo verso la libertà.
[…]
– Nelle prime tappe del cammino è molto difficile affrontare il silenzio come pratica, perché appena scopriamo l’assenza di pensieri, sorge una vocina birichina che si congratula con noi per questo. Il che automaticamente interrompe lo stato.
– Il problema capita perché confondi l’obiettivo degli stregoni con un ideale. Il “concetto di silenzio” è troppo tenue per una mente come la tua, abituata alle classificazioni. È ovvio che ti sei proposto l’esercizio in termini uditivi, come mancanza di suono. Ma non è così.
– Ciò che vogliono gli stregoni è qualcosa di più semplice. Essi fanno in modo di resistere alle suggestioni, solamente questo. Se riesci a farti padrone della tua mente e a pensare a proposito, senza giudizi anticipati né false convinzioni, potrai annullare la parte addomesticata della tua natura, un successo supremo. Altrimenti non capirai neanche che tipo di esercizio è.
– Una volta che impariamo a come ovviarli, senza sentirci offesi né prestar loro alcun tipo di attenzione, i comandi della mente resteranno dentro di noi per un po’ di tempo e poi se ne andranno via. Quindi non si tratta di “tirarli fuori” da dove sono, ma di ammazzarli per sfinimento.
[…]
– Per raggiungere quello stato devi scuotere il tuo inventario di idee. Io ti ho chiesto di cominciare dalle tue credenze, ma avrebbe funzionato ugualmente se, per esempio, elenchi tutte le tue relazioni e affetti, o gli elementi più attraenti della tua storia personale, o le tue speranze, obiettivi e preoccupazioni, oppure i tuoi gusti, preferenze ed avversioni. L’importante è che tu divenga cosciente dei tuoi schemi di pensiero.
Quando diamo una scossa a quell’ordine, quando mancano alcuni pezzi che abbiamo sempre dato per scontato, tutto lo schema comincia a sbriciolarsi. Succede lo stesso con le routine della mente; cambia un parametro e improvvisamente c’è una porta aperta dove prima doveva esserci un muro, e questo cambia tutto. La mente rabbrividisce!
[…]
– Tu, come qualsiasi altro apprendista di stregoneria, hai un campo enorme dove addestrarti. Per esempio, i tuoi alti e bassi emozionali, le tue perdite di energia. Falli smettere e vedrai come cambiano le cose. Ci sono quelle otto ore che passi ogni notte come un vegetale, senza renderti conto di niente. Esplorale, prendine il controllo e osa esserne testimone. Se scopri i segreti del tuo sognare finirai per vedere quello che vedo io e non ci saranno più dubbi nella tua mente.
[…]
– Aprirsi al potere è un processo naturale. Nessun uomo può dire ad un altro: “sei già aperto!” a meno che non sia un ciarlatano. Non esiste neanche una scorciatoia che ci porti in forma automatica alla libertà. I segreti iniziatici sono il simbolo dell’arroganza degli antichi, chiavi senza porta che non conducono ad alcun luogo. Sprechi la tua vita correndogli dietro ed alla fine, quando li ottieni, scopri che non hai nulla.
[…] Posto che ciò che distingue gli uomini non è ciò che sanno ma quanta energia possiedono, la vera forma di trasmettere la conoscenza è in stati di coscienza espansa.
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Ricapitolazione 2.0 (ricapitolare la propria vita in tempo reale) – Rivisitazione della tecnica di Castaneda
Tempo fa, mi è stata posta una domanda sulla ricapitolazione di Carlos Castaneda, cosa ne pensassi, se ricapitolavo, etc.
Ho risposto che non sono più un praticante… però, al di là delle solite menate sull’autorealizzazione, gli ho detto che quando lessi Castaneda provai a ritoccare la tecnica della ricapitolazione in modo da renderla ancora più bizzarra. Non so se possa funzionare con tutti, ma all’epoca la preferivo al ruotare il capo e respirare ritmicamente.
Se uno vuole provare qualcosa di particolare può ricapitolare la sua vita in tempo reale, istante dopo istante, senza dover attendere la fine della giornata.
Le poche persone a cui l’ho consigliato mi hanno riferito di aver riscontrato una maggior lucidità – soprattutto durante i sogni notturni.
Essenzialmente si tratta di animare un duplicato del proprio corpo fisico.
Se ad esempio state camminando, dovete visualizzare un’esatta copia del vostro corpo fisico che si muove vicino a voi (a pochi passi dalla vostra posizione), come se fosse una scia energetica che lasciate dietro di voi e che replica le medesime movenze del corpo fisico, passo dopo passo, gesto dopo gesto, sensazione dopo sensazione.
All’inizio, per prendere dimestichezza, è meglio riprodurre solamente le movenze fisiche e poi – col tempo – passare a riprodurre in tempo reale le sensazioni fisiche, le emozioni, etc.
Il rispecchiamento può avvenire anche con un ritardo di diversi secondi.
Appena avanzate di qualche passo, visualizzate il vostro doppio che vi segue a ruota, imitando qualsiasi cosa voi facciate, pensiate, diciate, sentiate.
Appena sorge una sensazione, ricapitolate immediatamente quella sensazione, riproducendola e guardandola con lucidità e distacco. Il replicare tempestivamente e riguardare con distacco e lucidità, vi consentirà di riappropriarvi di quelle tracce energetiche che solitamente disperdete tra una distrazione e l’altra.
Immaginate che non siate voi a riprodurre quelle sensazioni, ma che appartengano al doppio che avete riprodotto con la vostra immaginazione.
Potreste notare la quantità spropositata di emozioni che vengono disperse di qua e di là, prima in un posto e poi in un altro posto. Diventerete come dei segugi che fiutano e recuperano le tracce energetiche che sono state sbadatamente smarrite durante l’intero arco della giornata.
Ciascuno di noi, ogni volta che interagisce con il mondo, lascia come delle invisibili impronte digitali: quando ci relazioniamo con qualcuno, quando reagiamo, quando discutiamo, quando rimaniamo incantati da qualcosa o da qualcuno, stiamo lasciando delle tracce impercettibili.
È come se perdessimo pezzettini di noi stessi e ci dimenticassimo di riprenderci ciò che è nostro. Ogni giorno perdiamo piccole quantità di energia: le perdiamo in casa, dal vicino, per strada, in piazza, in automobile, al bar, etc.
Spesso è sufficiente uno sbalzo d’umore, uno sbotto di rabbia, ansia, rancore, tristezza, per disperdere sbadatamente la propria energia.
Grazie alla nuova abitudine – che si instaurerà con la pratica – le tracce energetiche verranno immediatamente recuperate.
Se il procedimento non fosse chiaro, lo rispiego.
Si tratta di replicare alcune azioni in tempo reale oppure in differita, a distanza di pochi istanti.
Esempio banale: subito dopo aver mosso il braccio destro, riproducete mentalmente lo stesso movimento con il braccio destro; oppure appena concludete qualcosa di energeticamente dispendioso, o emotivamente coinvolgente, riproducete immediatamente la stessa scena, così da riassorbire subito l’energia investita in quella circostanza.
Questo stratagemma può tornare utile per diverse ragioni.
In primo luogo costringe il frenetico intelletto a rallentare drasticamente il suo dialogo interno; essendo occupato in un’attività nuova ed insolita, il cervello deve risparmiare le energie e toglierle da là (inutile dialogo interno) per spostarle qua (ricapitolazione in tempo reale).
In secondo luogo, come ho già spiegato, ci consente di fare più attenzione alle nostre tracce energetiche; ci permette di recuperare immediatamente l’energia involontariamente dispersa.
Poi, essendo un’attività insolita, si tratta di un non fare, di una contro-tendenza che ci costringe a sviluppare una nuova forma di attenzione e una consapevolezza più intensa rispetto a quella ordinaria.
Ma fondamentalmente, la ragione per cui ho suggerito di fare così, è che in questo modo si può vedere se stessi, il riflesso di sé, l’autoimmagine, il proprio io, con occhi nuovi, con sguardo distaccato.
È un modo per non immedesimarsi con il proprio ruolo sociale e prendere immediatamente le distanze da ciò che facciamo, diciamo, pensiamo, sentiamo. A un certo punto non sarà più necessario ricapitolare consciamente in tempo reale: il nostro inconscio apprenderà da solo a riprodurre queste manovre interiori di distanziamento e recupero energetico.
(ZeRo)
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Opere di ZeRo: https://risvegliodalsognoplanetario.wordpress.com/
L’ultimo giorno della mia vita (Esercizio di Contemplazione della morte)
Esercizio tratto dal mio ebook gratuito: AGGUATO A SE STESSI (Manuale di Autoliberazione).
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Portare lucidamente la mente all’inevitabilità della morte, è un ottimo stratagemma, per smuovere la propria attenzione, e modificare la propria percezione. Se fatto come si deve, vi sbloccherà dalla percezione ordinaria e costringerà il vostro essere ad un mutamento interiore, una variazione di attitudine, propensione, disposizione d’animo. Infonderà maturità, grinta, tenacia, fermezza, risolutezza, prontezza.
Durante la giornata portate a galla il pensiero della morte, servendovi di brevi promemoria:
È giunta la mia .
Questa è la mia ultima cena.
Questo è il mio ultimo pasto.
Quella può essere la mia ultima occasione.
Il mio tempo è scaduto.
Questa è l’ultima esperienza di questo tipo.
Queste sono le ultime persone che vedrò.
Queste sono le mie ultime azioni.
Queste sono le mie ultime sensazioni, le ultime emozioni, gli ultimi pensieri.
Sto per abbandonare definitivamente questa dimensione.
Tutte le mie relazioni stanno terminando.
Questa è l’ultima giornata, in questa casa.
Questo è il capitolo finale della mia storia personale.
Questo è il mio ultimo messaggio.
Questo è l’ultimo incontro.
Questo è l’istante cruciale.
Questa è la conclusione.
Questo è il mio ultimo giro di giostra in questo mondo.
Questa sarà la mia ultima apparizione in questa società.
Questa è la mia possibilità finale.
Etc.
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Scegliete le frasi più significative e riportatele alla mente, soprattutto a inizio e fine giornata.
Questa mentalità vi spinge necessariamente verso una consapevolezza molto intensa.
Sotto questa prospettiva, le altre faccende umane vi sembreranno insignificanti: il problema più grande, apparirà come una minuzia.
Immergete la vostra mente nella consapevolezza della morte.
Fatelo con regolarità.
Commemorate la vostra morte almeno un paio di volte al giorno.
Il disco della vostra memoria venga ripulito dalla consapevolezza della morte.
La vostra superbia e l’importanza che vi date vengano ridimensionate (ed eventualmente azzerate) dalla morte del vostro meschino ego.
L’idea della morte sia un dolce ricordo, non un terrificante pensiero.
(ZeRo))
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IL RISVEGLIO È IL TIRANNO DEI TIRANNI
I megalomani governanti di oggi sono dei dilettanti rispetto ai veri tiranni e soprattutto al gran tiranno cosmico.
Castaneda li denominerebbe pinches tiranos, piccoli tiranni.
Questi piccoli, miseri mendicanti di potere sono una caricatura malsana del guerriero.
Sia il guerriero che il piccolo tiranno vanno a caccia di potere.
Ma mentre il tiranno lo fa per importanza personale, finto controllo, il guerriero si avvale del Potere per raggiungere uno scopo superiore: la libertà totale.
Mal che vada, il guerriero potrà sempre usare il Potere per affrontare serenamente, senza paura, la morte.
Il tiranno invece verrà matematicamente risucchiato dalle sue paure e sperimenterà la morte come un incubo.
Dicevo che i tiranni di oggi sono dei dilettanti, ma questo non toglie loro il significato della loro funzione globale.
I tiranni in realtà sono un ottimo strumento di addestramento.
Questo ovviamente vale solo per il guerriero (nella mia terminologia “Coscienza in via di Risveglio”).
Per l’uomo comune, invece, il tiranno è un male assoluto.
Il tiranno po’ diventare persino un alleato nel momento in cui non ci facciamo sottomettere e facciamo in modo che il nostro ego e la nostra importanza personale venga ridotta proprio grazie agli attacchi del tiranno.
Gli attacchi del tiranno devono colpire il nostro ego.
Dovreste imparare a fare in modo di esporre tutti i lati del vostro carattere al vostro tiranno.
Per tiranno va bene anche un parente, un amico, il datore di lavoro…
Dovete sfruttare il tiranno a vostro vantaggio.
Come?
Tendendo agguati al vostro ego.
Tendendo agguati al vostro ridicolo personaggio sociale.
Cosa desidera il vostro ridicolo personaggio sociale?
Fama, successo, popolarità virtuale, sesso sfrenato.
Invece della fama dovreste farlo morire di fame.
Gran parte dei guerrieri falliscono perché sono identificati con la loro forma umana, con il loro ridicolo personaggio sociale, con l’autoimmagine mentale, con il senso dell’io.
I guerrieri che in passato si sottomisero al tiranno di turno, lo fecero perché il loro cuore era posseduto da un piccolo tiranno.
Non vennero sconfitti dai conquistadores dell’epoca, ma dal loro stesso ego.
Questa è naturalmente la fine che rischiano di fare la maggioranza dei guerrieri moderni.
Molti di loro sono passati dall’altro lato, dal lato del piccolo tiranno.
Hanno negoziato la libertà per il potere personale.
Hanno sacrificato il reale collegamento con lo Spirito, in cambio di una connessione virtuale.
Hanno fatto patti con gli esseri inorganici, hanno ceduto alle tentazioni… e in fondo questo è umano.
Ma voi non siete umani.
La forma umana non è ciò che siete.
Non barattate la Libertà, lo Spirito, l’Energia, il Potere Superiore, l’addestramento interiore, in cambio di patacche luccicanti e virtuali.
Usate questo periodo per temprare il vostro animo, coltivare una pazienza infinita.
Guardate il futuro come una stupenda sfida, in cui il vostro essere non può mai uscire sconfitto.
Godetevi la Sfida!
Ragionate così: “Non vedo l’ora di incontrare il prossimo piccolo tiranno, perché sarà un incontro stimolante, interessante, e probabilmente inoffensivo.”
“In presenza del mio Spirito, sarà lui, il piccolo tiranno, a volermi evitare.”
“Voglio proprio vedere fino a dove posso spingermi”
“Voglio vedere quanto in là posso andare”
–
È con questa mentalità che dovreste vivere questo sogno planetario.
È il tiranno che deve temere voi, non viceversa.
Ma poi, credete davvero che sia tutto qui? Che il vero gioco avvenga quaggiù, sul palco sociale o nel teatrino umano?
Credete sia soltanto un gioco (o una sfida) tra miseri, egocentrici e sciocchi esseri umani?
Gli umani non contano un cazzo!
Qui ci sono in gioco ben altre forze.
Chissenefotte dello scenario attuale. Chissenefotte dello scenario che vi mostrano i mass media. Quelli sono soltanto mezzi di distrazione di massa. Mezzi per incantare la vostra mente e tenerla sottomessa alla narrazione. Quelle proiezioni servono a illudervi che le cose non si possono cambiare. Le proiezioni esteriori (televisive, cinematografiche, olografiche, virtuali) servono a farvi credere che tutto dipende da loro, dai piccoli tiranni esteriori. Le proiezioni interiori (mentali, oniriche) servono invece a farvi credere che tutto dipende dal vostro tiranno interiore, l’io.
Voi invece siete esseri atemporali. Se non superate i loop esistenziali di oggi, li dovrete ripetere anche domani, dopodomani, etc… fino a quando non li avrete superati del tutto.
Ma la libertà, in questo gioco, non vi viene regalata. Ve la dovete guadagnare.
Cercate di Guadagnarvi un grado di libertà dopo l’altro.
Guadagnatevi un centimetro di possibilità in più. Un centimetro di possibilità in più ogni giorno. Un grado di libertà in più, giorno dopo giorno.
Un istante di autorealizzazione, in questa dimensione o in altre dimensioni, vale più di anni di successi sociali. Un istante di illuminazione vale più di anni di meditazione e pratiche ascetiche. Un istante di Risveglio vale più di eoni di reincarnazioni.
L’Infinito, lo Spirito, vi darà sempre tutte le possibilità che preferite.
Ma se le sprecate tutte, anno dopo anno, vita dopo vita, allora siete dei coglioni cronici e vi meritate di subire l’attacco di un piccolo tiranno dopo l’altro.
Oltre a ciò, c’è il lato costruttivo di questo gioco.
Inconsciamente andate alla ricerca dei piccoli tiranni perché una parte di voi desidera evolvere tramite sfide sempre nuove, sempre più impegnative.
È lo Spirito del guerriero che si fa sentire in voi.
Odia la miserabile condizione di addomesticamento sociale.
Ma per uscire da quel pantano, dovete addestrarvi, conservare energia, perseguire uno scopo supremo. Non dovete ragionare in termini di settimane, mesi, anni. Il passare del tempo non deve mettervi frenesia, quell’idea non deve farvi pressione.
Trascendete il concetto di tempo. Non importa quanto tempo serva.
Guardate oltre il normale concetto di spazio-tempo.
Ascoltate il richiamo verso l’Oltre e lasciatevi condurre soltanto da quel richiamo.
Il richiamo dell’Oltre sfocerà nel Risveglio e prima o poi risuonerà fino a rompere (metaforicamente) i vostri timpani.
Sarà l’Oltre a darvi tutte le indicazioni. Vi farà capire quel che il vostro ottuso intelletto non riesce a capire.
I piccoli tiranni verranno impiegati dall’Oltre per farvi capire che dovete andare sempre Oltre!
Questa è la funzione del piccolo tiranno: farvi muovere il culo, e spingervi oltre. Sono come un piccolo fuocherello che brucia tra le chiappe. Può dare fastidio, ma se non infastidisse non ti daresti mai una mossa.
I piccoli tiranni sociali, le sfide quotidiane, servono a farvi comprendere il valore di andare oltre.
Tutto ciò che sperimentate serve al Risveglio. Le gioie e i dolori servono al Risveglio.
Tutto sta servendo al Risveglio. Tutti sono servi del Risveglio.
Tutto sfocia nel Risveglio.
Questo sogno collettivo è destinato a dissiparsi nel Risveglio.
In tal senso, adesso, dovreste riuscire a inquadrare anche la peggior esperienza in questa prospettiva.
Io non posso darvi suggerimenti sul come andare oltre – e nessuno può farlo. Spetta a voi sintonizzarvi oltre e udire l’Oltre.
Quello a cui dovreste ambire è soltanto l’Oltre: Il Risveglio dal sogno collettivo.
Che beffa.
Tutto ciò che il vostro ego vuole si trova qua, nel sogno collettivo. Ma l’unica cosa che vi potrà davvero soddisfare non si trova qua (come vorrebbe il vostro io), ma si trova Oltre. Si trova oltre il campo visivo del vostro io.
E per questo, l’Oltre è la sfida delle sfide.
L’Oltre è il Tiranno dei tiranni.
Il Risveglio è il peggior tiranno che ci sia per il vostro ego.
In confronto, i piccoli tiranni umani sono dei piccoli cuccioli.
Una vita che punta a un tale obiettivo è una vita che merita di essere vissuta appieno.
Puntate Oltre!
Tenete come unico punto di riferimento, l’Oltre.
Questo mondo vedetelo come un trampolino momentaneo per catapultarvi nell’Oltre.
Esteriormente potete essere chiunque: potete vivere da straccioni o fare la bella vita a Dubai. Non è lo stile di vita che deve interessarvi.
Non fatevi trovare interiormente sprovveduti.
Cercate il giusto equilibrio, siate impeccabili e onorate il Risveglio. Onorate l’Oltre.
Accostatelo mantenendo il corretto punto di vista.
Il Risveglio è il tiranno dei tiranni.
È un tiranno perché porta allo sfinimento il vostro ridicolo personaggio umano.
Vi disintegra i sogni nel cassetto. Fa dissolvere il mondo in cui credete di trovarvi.
Il Risveglio è il tiranno del vostro ego, della vostra identità attuale, della vostra vita in questo sogno planetario. Se lo temete, fate bene perché è spietato soprattutto con le coscienze addormentate.
Il Risveglio è spietato con chi non vuole risvegliarsi.
E sarà pure un tiranno, ma paradossalmente il Risveglio è il tiranno che vi libera dal vostro ego, da voi stessi, dagli altri, dal mondo.
Il Risveglio è l’unico tiranno che anziché gonfiare il vostro meschino ego – o l’ego di chiunque altro – lo sgonfia fino all’azzeramento.
(ZeRo)
–
P.S.
Concludo con alcune citazioni di Castaneda sul rapporto tra guerrieri e piccoli tiranni.
—-
I veggenti, comprendendo la natura dell’uomo, erano giunti alla conclusione che se uno può vedersela con i meschini tiranni, è certamente in grado di far fronte all’ignoto senza pericolo e allora addirittura può sopravvivere in presenza di ciò che non si può conoscere.
–
“Dovresti ringraziare la Gorda giorno e notte” disse all’improvviso. «Ti sta aiutando a distruggere la tua importanza personale. la piccola tiranna della tua vita, però ancora non te ne rendi conto.”
–
«Tuttavia non hai ancora messo insieme gli ingredienti della strategia dei nuovi veggenti” disse. “Una volta che l’avrai fatto, saprai quanto sia efficace e ingegnoso lo stratagemma di usare un meschino tiranno che non solo elimina l’importanza personale, ma prepara anche i guerrieri a capire che l’impeccabilità è l’unica cosa che conti sulla via della conoscenza.”
–
Spiegai a don Juan che quel che gli avevo chiesto era se al presente, nella nostra epoca, i piccoli tiranni potessero qualche volta sconfiggere un guerriero.
“Ogni giorno” rispose. “Le conseguenze non sono così terribili come nel passato. Oggi è sottinteso che i guerrieri hanno sempre l’opportunità di retrocedere, rifarsi subito e tornare più tardi. Però il problema della moderna sconfitta è di altro genere. Essere sconfitto da un pinche tirando, un tirannucolo da strapazzo, non è mortale ma disastroso. In senso figurato, il grado di mortalità dei guerrieri è elevato. Con questo voglio dire che i guerrieri che soccombono dinanzi a un pinche tiranito sono annientati dal loro personale senso di fallimento. Per me ciò equivale a una morte figurata.”
“Come misura la sconfitta?”
«Chiunque si unisca al meschino tiranno è sconfitto. Adirarsi e agire senza controllo e disciplina, non aver pazienza vuol dire essere sconfitti.”
“Cosa accade quando un guerriero è sconfitto?”
«O riformano gruppi e tornano nella mischia con maggior giudizio, o abbandonano la via del guerriero e si uniscono per sempre alle file dei pinches tiranos.”
–
Continuò dicendo che, dato che il problema dell’importanza è una questione personale, ogni guerriero deve adattare l’insegnamento alle sue condizioni. Quindi le tecniche dell’agguato sono estremamente flessibili. Ma l’addestramento è lo stesso per tutti e si riduce a liberarsi dalle routine superflue e ad acquisire la sufficiente disciplina per riconoscere i segnali dell’intento. Entrambi questi successi costituiscono vere imprese di carattere.
– Il miglior modo di acquisire quel grado di disciplina e aver a che fare attivamente con un pinche tiranno.
Un pinche tiranno è qualcuno che ci rende la vita impossibile.
… a causa dell’alto livello di importanza che ci concediamo, chiunque sia in posizione di infastidirci funziona per noi come tale. Lungi dall’evitarlo, dobbiamo affrontare, non il tiranno in se, ma la nostra propria stupidità.
–
– Il pinche tiranno è necessario perché la maggior parte di noi siamo troppo pigri per cambiare da noi. Egli fa muovere la fissità del nostro “io” facendo si che affiorino le nostre debolezze. Ci fa vedere la verità, cioè che non siamo importanti, ed è disposto a dimostrarlo con le sue azioni. Imparare come trattarlo è il solo modo veramente efficace per affinare l’agguato.
–
– I pinche tiranni abbondano, ciò che non abbonda è il fegato per andare a cercarli, agganciarli con un agguato e provocare la loro ira, ponendoci a loro tiro e al tempo stesso macchinando strategie demolitrici. Passiamo la vita fuggendo dalle situazioni che ci producono dolore, irritazione, paura o sconcerto. In questo modo ci perdiamo uno degli strumenti più preziosi che lo spirito ha messo sulla nostra strada.
– Quale è la strategia per affrontare quel tipo di nemici?
– Soprattutto non vederli come nemici; sono involontari alleati della tua causa. Non perdere di vista che la battaglia non si fa per l’ego, ma per l’energia. L’importante è vincere, non che l’altro perda. Un pinche tiranno non lo sa, questa è la sua debolezza.
–
IO DEVO RAGGIUNGERE IL CORPO ENERGETICO, GIUSTO? ERRATO! … E’ LUI CHE DEVE RAGGIUNGERE TE
–
Qualche lettore mi ha chiesto in che modo si poteva raggiungere il corpo energetico.
La mia risposta è che non c’è da raggiungere il corpo energetico o lo Spirito, ma è Lui che deve raggiungere te.
Tale risposta non si basa su letture ma sull’esperienza.
Non sono un esperto di Castaneda, non pratico passi magici, ricapitolazione, etc.. nulla in contrario con quelle tecniche, soltanto che ho seguito altri passi. Passi non migliori o peggiori, semplicemente passi differenti. Ad ogni modo tutti i passi portano inevitabilmente là, nell’Oltre.
Il mio approccio per certi versi è diverso, ma per altri è simile.
Da quel poco che ho capito di lui, posso dire che quel misterioso sciamano-antropologo-donnaiolo-romanziere la sapeva molto lunga: nei suoi scritti ha messo molta carne al fuoco.
Tornando alla domanda del lettore, dicevo che dalla posizione in cui guardo il sogno planetario, se uno vuole raggiungere da solo lo Spirito parte già col piede sbagliato.
Se poi magari vuole raggiungerlo portandosi in spalle il suo pietoso ego allora non ha capito proprio un cazzo dello Spirito.
Non ha capito che la posizione del guerriero è completamente subordinata a Quello, all’Oltre, allo Spirito, all’Astratto.
Tra l’altro mi pare che Castaneda fosse stato abbastanza esplicito in merito: i suoi libri sono pieni di riferimenti in cui è lo sciamano che si trova costretto a mettersi umilmente al servizio dello Spirito. Non lo fa per eroismo, spavalderia, Lo fa perché non ha scelta, non ha alternative, sa che non può fare il furbetto al cospetto di Quello.
Poi, magari, quel lettore intendeva dire che occorre esprimere l’intento inflessibile di ricongiungersi con lo Spirito, in tal caso si può aprire una parentesi su pulire l’anello di collegamento con lo Spirito.
Però occorre notare che ciò di cui stiamo parlando è totalmente ignoto, non è concepibile dalla mente umana.
Ricordo un amico che subì un mutamento radicale di personalità e incominciò ad approfondire più seriamente questi argomenti.
Gli chiesi a cosa era dovuta quella inaspettata trasformazione. lui rispose che era da anni che s’interessava superficialmente di spiritualità: voleva a tutti i costi un evento spirituale e per farlo accadere si ingegnò in tutti i modi, con la convinzione che i suoi espedienti lo avvantaggiassero. Poi un bel giorno, proprio mentre credeva di aver tutte le carte in regola per l’evento spirituale, accadde qualcosa di sconvolgente: la sua casa venne “accidentalmente” incendiata. Assieme all’edificio venne bruciato tutto il materiale magico che lui aveva accumulato e caricato per l’evento spirituale: cristalli, pietre preziose, amuleti, altare, sigilli, invocazioni, etc.
La cosa stupefacente fu che quel tizio, lesse quell’evento non come una tragedia, ma come un segnale dello Spirito.
Una parte di lui intuì che non si può propiziare un tale incontro senza una buona predisposizione, con superficialità, senza maturità.
Aggiunse che a partire da quel giorno, dall’incendio della casa, ebbe sistematici episodi spirituali, sogni lucidi, eventi premonitori, etc.
La sua interpretazione fu quella di una specie di iniziazione dello Spirito.
Lo Spirito lo aveva battezzato letteralmente col fuoco.
Un altro individuo, senza la maturità, il carattere, la preparazione adeguata sarebbe caduto in depressione, sarebbe impazzito, ed essendo accecato dalla materialità, avrebbe subito maledetto lo Spirito. Non conviene approcciarsi all’ignoto esprimendo desideri frivoli o propositi incoerenti con se stessi: non conviene invitare lo Spirito con pressappochismo e spavalderia, perché lo Spirito non bussa alla porta, la sfonda!
Per questo consiglierei di non coltivare frettolosamente nessun proposito spirituale, non nutrire nessun desiderio verso Quello, perché nell’animo umano il desiderio tende facilmente a degenerare e corrompersi in attaccamento emotivo.
Credo che il miglior modo di approcciare l’Astratto sia l’èpoche, la completa sospensione di ogni giudizio, la dimenticanza di qualsiasi aspettativa, l’oblio della propria storia personale, l’azzeramento di qualunque credenza.
Oppure alcune tradizioni suggeriscono soltanto di mantenere un atteggiamento umile nei confronti di Quello.
Un filosofo medioevale consigliava di affondare l’intelletto nella nube della non-conoscenza. Prima di ascendere, di andare oltre il mondo della percezione ordinaria, occorre depositare il proprio orgoglio sotto quella nube.
Quella nube è il luogo in cui devi sotterrare il tuo intelletto prima dell’incontro con l’Oltre.
–
Castaneda parlerebbe di luogo della non-pietà.
Devi spostare il tuo fiacco culo e muoverti verso il luogo della spietatezza (spietatezza verso il tuo carattere capriccioso, il tuo ego presuntuoso, la tua ragione irragionevole, la tua personalità vanitosa).
Devi spostarti là, per due ragioni:
In primo luogo perché lo Spirito non avrà pietà nei confronti del tuo ego, della tua immaturità.
In secondo luogo, quel luogo, il luogo della non-pietà e i luoghi affini (luogo della conoscenza silenziosa, etc.), è il luogo più vicino a Quello. È il portale di accesso.
L’uomo comune si trova nella posizione opposta.
Il luogo dell’autocommiserazione, dell’orgoglio, dell’arroganza.
Questi luoghi sono posizioni percettive, allineamenti energetici.
Non è complicato: se ti senti sempre in dovere di dire la tua, se provi rancore per i torti subiti dalla vita, se nutri emozioni corrosive, ti trovi nel luogo di autocommiserazione.
Se poi sei sconcertato dal tuo tiranno interiore o sei incazzato con tutti i piccoli tiranni di questo mondo, non hai capito che il vero grande tiranno si trova nell’ignoto.
Per rispondere al lettore, ciò che devi raggiungere non è lo Spirito, ma il luogo della non-autocommiserazione, il luogo della non-presunzione… una volta che ti troverai là, sarà lo Spirito a raggiungerti nei tempi e nelle modalità da Lui stabilite.
Muovi il tuo fiacco culo lontano dal luogo di autocommiserazione e spingiti verso il luogo di non pietà.
Trasferisci l’attenzione dal dialogo interno alla conoscenza silenziosa.
Posizionati in modo permanente nei pressi del luogo della conoscenza silenziosa; rimani li, zitto e buono.
Fino a quando?
Finché è opportuno.
Non spetta al tuo ego dare ordini: i comandi vengono dall’ignoto. Il tuo ego va tenuto a cuccia nel luogo di non-autocommiserazione. Tienilo a bada e non fare previsioni di alcun tipo. Lo spirito è imprevedibile.
Tu devi stare quieto e fiducioso fino a quando non ricevi i comandi dall’Oltre. Tranquillo, i comandi li riconoscerai facilmente: una volta fatta tacere la stupida vocina del dialogo interno, saprai discriminare al volo la differenza tra le sciocche pretese del piccolo gps (groffo personaggio strillante) dalla pacata presenza del grande GPS (Grande Presenza Silenziosa, Grande Potente Spirito).
Non spetta a te valutare le mosse dello Spirito, le sue tempistiche, i suoi comandi.
–
Tra l’altro, rimanere là, nel luogo della conoscenza silenziosa, sarà sempre meglio della condizione pietosa in cui si trova l’uomo comune.
Un cristiano, una volta mi chiese come mai la Grazia non si avvicina a tutti.
Gli risposi:
Sai perché la Grazia non si avvicina a te?
Ti scansa perché puzzi di ego.
Quella è la stessa risposta che oggi darei a un lettore di Castaneda, a un praticante della Quarta Via, etc.
Il tuo ego ha un tanfo schifoso per i gusti dello Spirito.
Questo vale ovviamente per tutti. Non è che il tuo ego sia più puzzolente dell’ego di Don Juan o dell’ego di Padre Pio.
Un altro tizio mi chiese se valeva la pena tendere un agguato allo Spirito così da poter ottenere più potere personale. Gli dissi che è l’idea più spericolata che avessi sentito.
Non che fosse una cattiva idea, anzi un guerriero è giusto che abbia una mentalità intrepida, ma qui stiamo parlando di ben altro.
Casomai è lo Spirito che tenderà un agguato a te, come nell’esempio della casa incendiata.
L’Intelligenza superiore, ne sa infinitamente molto di più del tuo limitato intelletto.
Nell’infinito oceano dell’oscura consapevolezza, tu rappresenti un pesciolino minuscolo, mentre lo Spirito rappresenta un gigantesco squalo dall’appetito insaziabile.
Per far avvicinare lo squalo conviene offrirgli qualcosa di buono, non bastano dei pesci piccoli, servono dei succulenti pezzi di carne.
Nel nostro caso un pasto prelibato da offrire allo Spirito è il proprio grasso ego, l’intelletto obeso, i propri frivoli desideri, la propria importanza personale.
Offri i tuoi pezzi di carne allo Spirito.
Oppure offri la tua testa.
Come nello zen, dai un taglio netto alla tua gran testa di cazzo.
E comunque non hai molte chance.
Come diceva Ramana, la tua testa è già nella bocca della tigre. Si tratta solo di riconoscerlo senza andare nel panico.
Tienila lì dentro. Niente movimenti bruschi e avventati, altrimenti verrà mozzata brutalmente dalla tigre (Spirito).
Se ti fidi della tigre, la decapitazione sarà indolore, altrimenti, se ti fai prendere dal panico del tuo ego, la sofferenza sarà atroce.
Il guerriero, quando vede la sua effettiva collocazione, sa che non gli conviene fare mosse false.
Alla luce di ciò, vuoi ancora raggiungere il corpo energetico?
Allora lasciati decapitare dallo Spirito.
Sotterrati nel luogo della non-autocommiserazione.
Azzera completamente la tua finta identità.
(ZeRo)
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LIBRI DEL RISVEGLIO
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AGGUATO A SE STESSI – Manuale di Autoliberazione – Ebook gratuito di ZeRo (testo + audiolibro)
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Mi raccomando di provare tutti gli esercizi.
Se il manuale vi è piaciuto condividetelo liberamente.
Buon agguato a voi stessi.
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L’ARTE DELL’AGGUATO (Testo + Video) – (Carlos Castaneda, Sciamanesimo Tolteco, Nagualismo)
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Ho appena preparato un ebook gratuito intitolato “Agguato a se stessi – manuale di autoliberazione (suggerimenti pratici di ZeRo)”.
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Di seguito riporto una serie di riflessioni dello stesso Castaneda sul concetto di agguato.
Oltre alle citazioni di Castaneda (e discepoli) ho integrato il testo con dei video sul tema dell’agguato.
Buon agguato a voi stess!
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«Il primo principio in assoluto dell’arte dell’agguato è che il guerriero ponga l’agguato a se stesso, e lo faccia spietatamente, con astuzia, pazienza e dolcezza.»
(Il potere del silenzio)
Da “INCONTRI CON IL NAGUAL” — Libro di Armando Torres
Agguato: è il controllo strategico delle proprie azioni, da parte del guerriero, all’interno della società e nell’interazione con altre persone, per rafforzare l’energia, temprare lo spirito, andare aldilà della propria storia personale e delle proprie credenze. L’agguato parte dall’osservazione, non dal giudizio o dal dialogo interno. Il guerriero diventa quindi un cacciatore che conosce tutto della sua preda per poterla prendere in trappola. Il bottino più ambito non sono di certo le persone o la soddisfazione del proprio ego, quindi benché agisca nella vita quotidiana, la sua caccia è silenziosa e il suo bottino è l’energia. La preda più ambita del cacciatore è… sé stesso!
– Gli stessi risultati prodotti dalle piante possiamo ottenerli quando ci mettiamo spalle al muro. Affrontando situazioni limite, come il pericolo, la paura, la saturazione sensoriale e l’aggressione, qualcosa in noi reagisce e prende il controllo, la mente si pone in allerta e sospende automaticamente il suo parlottare. Porsi deliberatamente in quelle situazioni si chiama agguato.
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Quando gli feci notare che quel metodo non funzionava mi rispose che si trattava di una deliberata strategia di cacciatore. Stava facendo, apparentemente, agguati alle routine della mia mente attraverso ciò che chiamò la “saturazione concettuale”. Gli chiesi che cosa volesse dire con questo e mi spiegò: – La ragione si satura quando gli dai troppo contenuto di lavoro. Don Juan soleva dire che i concetti strani, come quelli che usano gli stregoni, devono essere ripetuti fino alla stanchezza, in modo che guadagnino un luogo definito nella nostra coscienza, oppressa dal peso di così tante questioni triviali.
– Se vuoi conoscere il lato magico del mondo, sii implacabile con. i tuoi ragionamenti, non permettere che si accomodino, portali al loro limite, al punto stesso di rottura. In tali circostanze la tua mente avrà solamente due opzioni: imporsi, obbligandoti ad abbandonare l’apprendistato, oppure tacere, lasciandoli in pace.
– L’agguato induce movimenti minuscoli, ma molto solidi, del punto di unione; non è come nel sognare che ti smuove profondamente ma rimbalzi come un elastico e torni immediatamente a ciò che eri. Quando pratichi l’agguato, continui a vedere tutto allo stesso modo di sempre, quindi cercherai di applicare criteri quotidiani alle cose. Se in una circostanza così sei forzato a un cambiamento dal tuo istruttore, la cosa più sicura è che tu ne esca offeso o ferito nell’amor proprio e ti allontani dall’insegnamento.
Gli chiesi quale fosse, quindi, il modo nel quale gli stregoni trasmettevano quell’arte.
Mi rispose che, tradizionalmente, viene insegnata in uno stato di coscienza accresciuta e viene lasciata per l’ultima fase dell’insegnamento.
– Non è qualcosa che venga detto in faccia, è necessario catturarlo fra le righe. Questa parte dell’apprendimento appartiene agli insegnamenti per il lato sinistro. Costa molti anni ricordare in cosa consiste, e altrettanti poterla portare alla pratica.
– Al livello in cui sei tu ora, l’unica cosa che ti permette di praticare l’agguato è avvicinarvisi con metodi di sogno. Se in qualsiasi momento senti che sto toccando temi troppo personali o vieni assalito dai sospetti, guardati le mani o usa qualsiasi altro ricordatorio che tu abbia scelto. L’attenzione di sogno ti aiuterà a smuovere la tua fissazione.
– L’agguato è l’attività centrale di un cacciatore di energia. Anche se può essere applicato con risultati stupefacenti al nostro interagire con la gente, è disegnato principalmente per affinare il praticante. Manipolare e dominare altri è un compito arduo, ma è incomparabilmente più difficile dominare noi stessi. Per questo l’agguato è la tecnica che contraddistingue il nagual.
– L’agguato può essere definito come l’abilità di fissare il punto di unione in posizioni nuove. – Il guerriero che fa agguati è un cacciatore. Ma a differenza del cacciatore ordinario che ha lo sguardo fisso sui suoi interessi materiali, il guerriero persegue una preda più grande: la sua importanza personale. E si prepara ad affrontare la sfida di aver a che fare con i suoi simili, cosa che il sognare non può risolvere da solo. Gli stregoni che non imparano a fare agguati diventano scorbutici.
– Perché?
– Perché non hanno la pazienza per tollerare la stupidità della gente.
–
– I guerrieri sanno che ogni forma di abitudine è una dipendenza..
Può legarti al consumo di droghe o ad andare in chiesa ogni domenica; la differenza è di forma, non di essenza. Allo stesso modo, quando ci abituiamo a pensare che il mondo è ragionevole o che le cose nelle quali crediamo siano l’unica verità, siamo vittime di un’abitudine che annebbia i nostri sensi, facendo si che vediamo solamente ciò che ci è familiare. – Le routine sono modelli di comportamento che seguiamo in modo meccanico, sebbene non abbiano più senso. Per fare agguati è necessario uscire dall’imperativo della sopravvivenza.
– Poiché è padrone delle sue decisioni, un guerriero che fa agguati è una persona che ha bandito dalla sua vita ogni traccia di dipendenza. Deve solo recuperare la sua integrità energetica per essere libero. E poiché ha la libertà di scelta, può coinvolgersi in forme calcolate di comportamento, sia avendo a che fare con la gente che con altre entità coscienti.
– Il risultato di questa manovra non è più una partecipazione abituale, ma un agguato, perché consiste nello studiare i comportamenti degli altri.
Gli chiesi che senso avesse tutto ciò. Mi rispose: – Dal tuo punto di vista, nessuno. La libertà non sente ragioni. Comunque, tutto il tuo essere rabbrividisce quando rompi le tue routine, perché smascheri il mito dell’immortalità.
Indicando la gente che stava ritornando dal lavoro, mi disse: – Cosa credi che siano andati a fare? Quella gente è andata a vivere il suo ultimo giorno! La cosa triste è che, probabilmente, molto pochi di loro lo sanno. Ogni giorno è unico ed il mondo non è solo come ci hanno detto. Cancellare la forza dell’abitudine è una decisione che si prende una volta per tutte. A partire da quell’atto, il guerriero diviene un praticante dell’agguato.
– E non può essere che il guerriero finisca per fare del suo proposito qualcosa di quotidiano?
– No, Questo è qualcosa che devi comprendere molto bene, perché altrimenti la tua ricerca dell’impeccabilità perderà freschezza e finirai per tradirla. Spezzare le routine non è lo scopo del cammino, è solo un mezzo. La meta è essere consapevole. Tenendo questo in mente, un’altra definizione dell’agguato è “un’attenzione inflessibile su un risultato totale”.
– Quel tipo di attenzione su un animale dà come risultato una preda di caccia. Se l’applichiamo su un’altra persona produce un cliente, un discepolo o un innamoramento. E su un essere inorganico ci offre quello che gli stregoni chiamano un “alleato”. Ma solo se applichiamo l’agguato su noi stessi, può essere considerato un’arte tolteca, perché a quel punto produce qualcosa di prezioso: coscienza.
–
Se vuoi fare agguati, osserva te stesso. Tutti noi siamo eccellenti cacciatori, l’agguato è un nostro dono naturale. Quando sentiamo i morsi della fame, ci ingegniamo; i bambini piangono e ottengono ciò che vogliono; le donne intrappolano gli uomini e gli uomini si vendicano tra loro, raggirandosi nei loro affari. L’agguato è riuscire ad uscirne come vuoi tu.
– Se ti rendi cosciente del mondo in cui vivi, comprenderai che mantenersi attenti ad esso è un tipo di agguato. Siccome l’abbiamo imparato da prima che si sviluppasse la nostra capacità di discriminazione, lo diamo come fatto naturale e quasi mai lo mettiamo in discussione. Ma tutte le nostre azioni, anche le più altruistiche, in fondo sono imbevute dello spirito del cacciatore.
– L’uomo ordinario non sa che sta in agguato perché il suo carattere è stato soggiogato dalla socializzazione. E’ convinto che la sua esistenza sia importante, quindi le azioni che fa sono al servizio dell’importanza personale, non dell’aumento della sua coscienza.
Più che accumulare informazioni, ciò che cerca è ricompattare l’energia. Un guerriero è qualcuno che ha imparato ad andare a caccia di sé stesso e non sostiene più un’immagine pesante da mostrare agli altri. Nessuno può accorgersi di lui se lui stesso non vuole, perché non ha attaccamenti. È più in alto del cacciatore, perché ha imparato a ridere di sé stesso.
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Continuò dicendo che, dato che il problema dell’importanza è una questione personale, ogni guerriero deve adattare l’insegnamento alle sue condizioni. Quindi le tecniche dell’agguato sono estremamente flessibili. Ma l’addestramento è lo stesso per tutti e si riduce a liberarsi dalle routine superflue e ad acquisire la sufficiente disciplina per riconoscere i segnali dell’intento. Entrambi questi successi costituiscono vere imprese di carattere.
– Il miglior modo di acquisire quel grado di disciplina e aver a che fare attivamente con un pinche tiranno.
Un pinche tiranno è qualcuno che ci rende la vita impossibile.
… a causa dell’alto livello di importanza che ci concediamo, chiunque sia in posizione di infastidirci funziona per noi come tale. Lungi dall’evitarlo, dobbiamo affrontare, non il tiranno in se, ma la nostra propria stupidità.
– Il pinche tiranno è necessario perché la maggior parte di noi siamo troppo pigri per cambiare da noi. Egli fa muovere la fissità del nostro “io” facendo si che affiorino le nostre debolezze. Ci fa vedere la verità, cioè che non siamo importanti, ed è disposto a dimostrarlo con le sue azioni. Imparare come trattarlo è il solo modo veramente efficace per affinare l’agguato.
– I pinche tiranni abbondano, ciò che non abbonda è il fegato per andare a cercarli, agganciarli con un agguato e provocare la loro ira, ponendoci a loro tiro e al tempo stesso macchinando strategie demolitrici. Passiamo la vita fuggendo dalle situazioni che ci producono dolore, irritazione, paura o sconcerto. In questo modo ci perdiamo uno degli strumenti più preziosi che lo spirito ha messo sulla nostra strada.
– Quale è la strategia per affrontare quel tipo di nemici?
– Soprattutto non vederli come nemici; sono involontari alleati della tua causa. Non perdere di vista che la battaglia non si fa per l’ego, ma per l’energia. L’importante è vincere, non che l’altro perda. Un pinche tiranno non lo sa, questa è la sua debolezza.
IMPECCABILITÀ – (Carlos Castaneda)
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Vedi anche:
AGGUATO A SE STESSI: Manuale di Autoliberazione. (Ebook gratuito)
IL SILENZIO INTERIORE PER CASTANEDA
LUOGO DELLA NON PIETA’ (Spietatezza)
IMPORTANZA PERSONALE
L’ARTE DELL’AGGUATO
ROMPERE L’ACCORDO CON IL MONDO
FERMARE IL MONDO
–
Serve una vita d’impeccabilità e una gran riserva d’energia, e solo allora, forse, l’intento liberà quelle memorie.
[…]
Tutti noi abbiamo certe idee che devono essere infrante prima che ci si possa dire liberi; il veggente che penetra nell’ignoto per dare uno sguardo all’inconoscibile deve trovarsi in uno stato impeccabile.
(Il fuoco dal profondo)
[…]
«L’Impeccabilità comincia con un singolo atto che deve essere deliberato, preciso e mantenuto nel tempo. Ripetendo questo atto sufficientemente a lungo si acquista un Intento Inflessibile che può essere applicato a tutto il resto. A quel punto la strada è sgombra. Una cosa conduce a un’altra fino a che il Guerriero prende pienamente atto del proprio potenziale.»
(Carlos Castaneda, Il Fuoco dal Profondo)
[…]
Un guerriero è un cacciatore impeccabile che va a caccia di potere; se ha successo nella sua caccia può essere un uomo di conoscenza.
[…]
Un guerriero è impeccabile quando confida nel suo potere personale senza badare se sia piccolo o enorme.
(Viaggio a Ixtlan) Continua a leggere IMPECCABILITÀ – (Carlos Castaneda)
ROMPERE L’ACCORDO CON IL MONDO
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Tratto dalla trilogia “Risveglio dal sogno planetario – Volume Pratico“.
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Fin da piccoli vi hanno imposto tantissimi accordi che inconsciamente tentate tuttora di onorare.
L’accordo attuale che avete stipulato con la famiglia, gli amici, la società – quindi con il mondo – dice: tu sei fatto così e dunque devi ragionare, agire, sentire solo così, nei limiti di questo accordo.
Inconsciamente state onorando ogni giorno questo accordo: lo onorate con i vostri ragionamenti, i giudizi, i pensieri, le paure, le abitudini, l’atteggiamento mentale.
L’intera umanità onora senza accorgersene degli accordi di cui non è nemmeno a conoscenza.
Ciò che si trova al di fuori dell’accordo è considerato impossibile o irreale.
Cosa dà continuità all’accordo? Cosa lo rafforza?
Il vostro CONSENSO!
Senza il vostro consenso tale accordo perderebbe il proprio valore.
Attenzione ed energia sono altri fattori che danno continuità all’accordo abituale.
Appena togliete il vostro consenso, cioè appena rompete il vostro accordo con il mondo (la società, il sistema), iniziano ad aprirsi innumerevoli possibilità. Rompere l’accordo non significa ribellarsi, manifestare in piazza, fare una rivoluzione. Rompere l’accordo qui significa soltanto rifiutare la vecchia descrizione del mondo, della Realtà, della vostra identità.
Tolto il consenso dai vecchi accordi potete cominciare ad onorare un altro accordo, un’altra descrizione di voi stessi e del mondo.
Se volete potete dare il consenso a questi messaggi, onorare questi insegnamenti, trovare un accordo con queste descrizioni; oppure dare il consenso ad altri insegnamenti, a messaggi che risuonano con la vostra consapevolezza attuale.
Quel che conta è rompere l’accordo con la vecchia descrizione: la vecchia descrizione della vostra identità, la vecchia descrizione del mondo, la vecchia descrizione di concetti essenziali come Realtà, sogno, morte, tempo.
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ACCORDI ESTERIORI (con gli eventi esterni al corpo)
Accordi sociali (abitudini collettive, formalità, gesti o parole in accordo alle cosiddette buone maniere).
Accordi lavorativi.
Accordi familiari (richieste, pretese).
Accordi sentimentali (promesse, vincoli).
Accordi religiosi o spirituali (rituali, abbigliamento, pratiche, gesti e parole ‘sacre’ in accordo alle tradizioni).
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ACCORDI INTERIORI (con gli eventi interni al corpo)
Accordi personali (con voi stessi).
Accordo o disaccordo con le vostre idee, sensazioni, intuizioni.
Accordi o disaccordi con i vostri pensieri.
Accordi o disaccordi con i desideri.
Accordi o disaccordi con delle nobili intenzioni, degli scopi superiori, degli ideali.
Accordi con il piccolo gps oppure con il GPS (Grande Presenza Silenziosa).
Accordo con l’espansione di coscienza.
Accordo con le limitazioni della coscienza, la riduzione delle proprie facoltà e del proprio potenziale.
Accordo con la pace interiore, il silenzio, la calma, l’armonia.
Accordo con la sfrenatezza, la lussuria, la licenziosità, l’avidità, la presunzione.
Accordo con la saggezza, la lucidità, il disincanto.
Accordo con le fantasie, le impressioni superficiali, le illusioni, le pretese immature.
Accordo con la contentezza nel qui ed ora, il senso di pienezza, il senso di interconnessione.
Accordo con il malcontento, l’incontinenza, l’insoddisfazione, il senso di incompletezza, il senso di solitudine, il senso di separazione, l’impressione di non essere amati (accettati, compresi).
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Prendiamo il senso di colpa, la vergogna o un qualsiasi giudizio negativo su voi stessi.
L’accordo con questo senso di colpa o con quel giudizio viene avvalorato ogni volta che ci credete, ogni volta che lo reiterate, ogni volta che vi giudicate in quel modo oppure ogni volta che giustificate quel tipo di mentalità; ogni volta che dite o pensate frasi come “purtroppo sono fatto così, non posso farci niente” state dando il consenso a quel giudizio, lo state rafforzando.
Questa valorizzazione degli accordi indesiderati si verifica anche quando sorgono desideri, timori, impressioni che vengono subito assecondate senza riflessione, senza lucidità.
Anziché dare consenso a quelle impressioni potreste dare il consenso a centinaia di altre cose. Potete dare il consenso alla saggezza oppure potete dare valore a idee che non appartengono alla vostra mentalità attuale.
Tutto dipende da voi.
A cosa volete dare il consenso?
Volete ancora dare il consenso ad una mentalità che si dimostra controproducente, inaffidabile, nociva per voi e per gli altri?
–
Come esercizio di oggi rivalutate la lista di accordi interiori ed esteriori, poi osservate in che modo state onorando quegli accordi, infine valutate quali accordi volete modificare.
Non sforzatevi di rompere all’improvviso un vecchio accordo, limitatevi ad osservarlo con occhi nuovi e a riflettere sulle implicazioni di tale accordo.
Quali effetti ha avuto su di voi?
È utile, sano, benefico, indispensabile?
Ci sono nuovi accordi o nuove descrizioni che potete onorare?
–
Per quanto riguarda gli accordi esteriori andateci molto cauti: è opportuno aver preso coscienza degli accordi interni prima di rivalutare e intervenire efficacemente su quelli esterni.
Per il momento non dovete intervenire fisicamente su nessun accordo, dovete solo prendere consapevolezza del loro valore e delle loro conseguenze.
Portate semplicemente la consapevolezza su quegli accordi e lasciatevi guidare dal buon senso.
Esempio di vecchio accordo interiore o vecchia descrizione ––> “io sono soltanto un corpo fisico, la mia percezione attuale è corretta, posso fidarmi ciecamente dei dati sensoriali”.
Nuovo accordo o nuova descrizione ––> “io non sono il corpo fisico, il mondo non è quello che sembra, la mia percezione attuale non è corretta, non posso fidarmi ciecamente dei dati sensoriali”.
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